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Maratona Ny Stefano Tri60 2

Dal divano alla Maratona di NY: la storia di Stefano

Sportivo da quando era bambino, Stefano si deve fermare. Non più giovanissimo deve scegliere tra il divano e ricominciare da capo. Con una nuova sfida

 

Arrivi a 47 anni e le partite di basket, calcio ti presentano il conto. Ho iniziato da bambino nei campetti, poi ho giocato un pò  a tutti i livelli. Ho continuato fino a quando il fisico non mi ha urlato “BASTA!”, le ginocchia hanno fatto crack e l’unica attività sportiva consentita era guardare le partite sul divano.
Inizio ad appesantirmi, faccio fatica a far le scale. Zoppico, ho male ovunque. Sembra che mi sia passato un trattore addosso. Ogni giorno sempre peggio, basta, serve una svolta.
Ecco, se quel giorno li qualcuno mi avesse detto che a distanza di un anno avrei corso una maratona lo avrei preso per pazzo.
E invece… Un mio amico mi porta in Tri60, provo qualche seduta di bici e funzionale e mi iscrivo
Piano piano, riprendo una forma decente. Soprattutto gli allenamenti di functional training mi ridanno forza e elasticità, con la bici aumenta la resistenza.
Mi incuriosiscono le Endless Pool, provo ma praticamente affondo. Chiedo ad uno degli allenatori di darmi qualche consiglio, poi mi rendo conto che ho bisogno di esser seguito e prendo lezioni. Piano piano, con costanza, miglioro. Bracciate più fluide, non affondo più e riesco ad andare più veloce.
Mi alleno sempre di più, mi piace stare in Tri60, diventa un po’ una seconda casa. Mi piace arrivare e salutare i coach, fare qualche battuta e allenarmi.
Ad un certo punto vedo che in tanti si allenano per preparare una gara. Triathlon, corsa, ciclismo. E PERCHE IO NO?? Anni fa avevo corso la Stramilano, mi ero divertito. Una maratona? No dai, non scherziamo…

A casa mia moglie inizia a mettermi la pulce. “E se andassimo a New York per la maratona”?
Io penso “E’ matta, del resto per stare con uno come me tanto normale non può essere…”.
Mancano 6 mesi, non so bene cosa possa significare prepare una maratona. Poi mi dicono che NY non è proprio facile, non ho ancora recuperato al 100%, forse ho un po’ paura.
Ma la paura non mi ha mai bloccato, anzi… Deciso, si fa.
Inizio a correre con più frequenza, senza però un programma strutturato. 10, 12, 15 km. Ogni settimana aumento le distanze ma mi rendo conto che sono ancora indietro.
Entro in Tri60 e vado diretto dal master coach Paolo Barbera. “Paolo, mancano due mesi alla maratona, mi sa che se continuo da solo rischio di non farcela”
Paolo mi guarda, mi chiede quale sia il mio obiettivo. “Arrivare in fondo e divertirmi, correrla tutta senza fermarmi, senza stare male”.
Ok si parte. Test incrementale per valutare le soglie e programmazione dettagliata degli allenamenti in base alle mie disponibilità di tempo. Si inizia. Gli allenamenti sono divrtenti, almento non devo star li a pensare cosa devo fare e come farlo.
La forma sale, riesco anche a perdere qualche chilo grazie ai suoi consigli. Manca un mese, ho già qualche lungo nelle gambe, provo l’integrazione che terrò in gara, l’abbigliamento.
Preparo la canotta con il mio nome, poi capirò a cosa serve.
Si parte. Arrivo nella grande mela, e sento un’energia diversa rispetto alle altre volte in cui ci ero stato. E’ la settimana della maratona.
Cerco per quanto possibile di non stancarmi troppo ma stare fermi a NY è quasi impossibile.

Arriva il gran giorno. La partenza sul ponte di Verrazano è un’emozione indescrivibile.

Un’emozione che continua per tutta la gara, con non so quante migliaia di persone che gridano il mio nome stampato sulla maglietta.

Ho fatto sport per una vita ma è come stare in uno stadio per tutto il tempo. Fino al trentesimo km le gambe girano benissimo, mi sento leggero. So che adesso arriva la parte più dura, il famoso muro.

Arriva puntuale, prendo i miei gel, rallento un po’ ma continuo a correre.

Sono a Central Park, manca poco. Ho una carica pazzesca, gli ultimi metri mi viene da piangere. Voglio godermi questo momento, è il mio momento. Con me ci sono i newoykesi che urlano il mio nome, mia moglie e mia figlia che mi aspettano al traguardo e i miei amici che da casa mi seguono sull’app.

So che sono li anche loro

Arrivo sulla finish line, in 3h e 45. Una delle emozioni umane e sportive più forti della mia vita. Emozioni che fino ad un anno fa potevo solo sognare

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